mercoledì 13 novembre 2013

Uccidere un cristiano non fa notizia











 
 

 
I territori del Nord Africa e del Medioriente erano cristiani prima che l’Islam fosse imposto con la forza, sono passati molti secoli e si dirà che così va il mondo, in fondo  le altre religioni hanno fatto spesso la stessa cosa. Ma invece per qualcuno la “guerra santa” non finisce mai. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale i cristiani erano maggioranza in Libano e in alcune città della Palestina. La discriminazione e le persecuzioni patite anche durante il XX secolo li hanno resi minoranza anche in questi territori. Minoranze consistenti in alcuni casi, che vanno però costantemente assottigliandosi.

In alcuni casi come il Sudan e la Turchia si è trattato di un vero e proprio genocidio.

Ho voluto documentare con qualche articolo la situazione ai giorni nostri, si tratta di notizie che vengono passate velocemente nei tg, di solito tra i mirabolanti e vani sforzi dei nostri governanti e gli importantissimi preparativi dell’anticipo del campionato di calcio.

Come si può vedere, cambiano i Paesi ma la trama è sempre quella: i cristiani vengono ammazzati perché hanno la colpa di essere cristiani. Gli unici articoli che si discostano dal gruppo sono quelli ambientati in Europa, precisamente in Inghilterra: una chiesa trasformata in moschea e un americano picchiato dalle ronde islamiche a Londra, perché beveva una birra. C’entra qualcosa con i massacri che avvengono in Africa e Asia? Non mi piace dare solo risposte, quindi lascio a ognuno le sue riflessioni in merito.

La cosa che mi preme sottolineare è l’assoluta indifferenza, non tanto delle persone, quanto dei media. Forse l’abitudine crea assuefazione e inoltre ognuno di noi ha già abbastanza problemi a cui pensare, ma coloro che fanno informazione perché sminuiscono questo fenomeno?

Naturalmente c’è anche una guerra di cifre: c’è chi dice che ogni anno siano centomila i cristiani ammazzati a causa della loro religione; altri dicono che sono molti meno, resta il fatto che si tratta di morti voluti proprio per sterminare o costringere all’esilio una minoranza. E questo è grave, a prescindere dai numeri.

Eppure non c’è enfasi, basso profilo, nessuna mobilitazione, il pensiero unico dell’informazione decide quali morti sono importanti e quali no, quando una tragedia è importante e quando non lo è, quando un crimine va stigmatizzato e quando giustificato, due pesi e due misure. Per influenzare il nostro modo di pensare e di vedere il mondo, per indicarci i buoni e cattivi. Ciò che è bene e ciò che è male.

Doppiopesismo, male assoluto della nostra epoca.