lunedì 29 ottobre 2012

Voto ai libri

I miei voti a questi libri, tra i quali ci sono: "Il potere del cane" prestato da un amico e "Legionario in Algeria" e "Otel Bruni" consigliati da due lettori del blog


Don Winslow – Il potere del cane ★★★★

Vegezio – L’arte della guerra romana ★★★★

Rupert Smith – L’arte della guerra nel mondo contemporaneo ★★★★

Sebastiano Veneziano – Legionario in Algeria ★★★

Fabio Mini – La guerra dopo la guerra ★★

Epicuro – Piccolo breviario della felicità ★★

Paul Davis – Le 100 battaglie che hanno cambiato la Storia ★★

Jared Diamond – Armi, acciaio e malattie ★★★★

Christian Sighinolfi – I guerrieri-lupo nell’Europa arcaica ★★★★

Salvatore Tufano – Miti e leggende nordiche ★★★

Sergio Ricossa – Maledetti economisti ★★★★★

Carlo Carboni – Elite e classi dirigenti in Italia ★★

Christopher Hill – La formazione della potenza inglese ★★

Adam Zamoyski – La battaglia di Varsavia ★★★

Roger Scruton – Manifesto dei conservatori ★★★★

Alberto Angela – Una giornata nell’antica Roma ★★★

Hubert Houben – Federico II ★★

Valerio Massimo Manfredi – Otel bruni ★★★★

lunedì 8 ottobre 2012

Perchè Confindustria è contro il libero mercato


Credo la maggioranza degli italiani non si renda conto di come Confindustria sia complice, assieme ai politici nella creazione, di un ambiente economico italiano fortemente ostile al lavoro, all’impresa, all’iniziativa individuale e in definitiva alla creazione di ricchezza.

Di solito si sente dare per scontata l’equazione: privato = liberista e pubblico = statalista, perché allora Confindustria è così ostile al libero mercato?

La domanda sorge spontanea soprattutto ascoltando Radio 24, l’emittente di Confindustria, dove troviamo un’unica trasmissione schierata apertamente per il libero mercato, quella di Oscar Giannino, dove peraltro vengono spesso invitati ospiti di ogni orientamento economico e tutte le altre trasmissioni che, con varie sfumature, portano avanti idee antiliberiste, stataliste e inflazioniste (queste ultime stampella indispensabile su cui si reggono le prime due).

In realtà il quesito non è nuovo, già alcuni tra i primi economisti avanzavano una spiegazione logica: quando uno è piccolo e deve emergere ha convenienza ad avere la massima libertà di azione e le condizioni più favorevoli, quando invece uno è grande (o lo è diventato), vuole mantenere la propria posizione e trae vantaggio dal fatto che vi siano dei paletti o difficoltà nell’attività di impresa, così non emergeranno concorrenti.

Questo schema spiega solo parzialmente la situazione italiana. In effetti bisogna dire che il panorama dell’establishment economico italiano è eccezionalmente stabile nei decenni, nel “salotto buono” ci sono sempre le stesse facce, le stesse famiglie. Il sistema economico italiano iperstatalista funziona bene nel mantenimento dello status quo, ma c’è dell’altro.

I big riescono attraverso sussidi, commesse, concessioni, appalti, ammortizzatori sociali e soprattutto conoscenze con chi conta ad appropriarsi di una parte dell’abnorme fiume di denaro che passa nelle mani dello Stato. Il potere politico in Italia non solo controlla metà di tutta la ricchezza prodotta, ma decide che cosa si fa, chi lo fa, dispone di miriadi di poltrone da assegnare, anche in società che formalmente vengono conteggiate come private, ma in realtà sono controllate dal potere pubblico.

Ma, a mio avviso, il vero fortino che difendono accanitamente sono le banche. Il sistema bancario italiano, che molti credono “privato”, è per buona parte posseduto da fondazioni a loro volta controllate gelosamente dai partiti politici. I grandi industriali italiani devono la loro ricchezza dal fatto di avere un canale privilegiato di accesso al credito. Quando si legge che il tal gruppo “investirà 100 milioni di euro”, non sono soldi suoi, non sono capitali, sono prestiti che qualche banca concederà ed è ovvio che quando ballano certe cifre il rapporto industriale – politico è decisivo.

Non c’è quindi da stupirsi se gli industriali propongono addirittura una patrimoniale pur di salvare lo Stato dal fallimento e il sistema come lo conosciamo oggi.

Confindustria potrebbe ottenere facilmente meno tasse e leggi meno punitive per le imprese, basterebbe mettere in busta paga ai loro dipendenti il lordo dello stipendio, invece di versarlo al fisco e in 3 mesi il Ministro del Tesoro dovrebbe fare una revisione della spesa vera, non quella finta che stanno facendo adesso. Ma sarebbe una Rivoluzione! Molto meglio per loro che tutto cambi affinché tutto resti immutato. Ogni tanto qualcuno becca un ladro di galline un po’ patetico che con i soldi del partito si fa i festini, lo gettano in pasto all’opinione pubblica e fanno credere che quelli sono gli sprechi. Sì quelli sono sprechi, ma sono briciole di un’enorme torta che i più furbi si mangiano senza farsi beccare, magari senza violare alcuna legge, ma sicuramente a danno di tutti gli altri.