martedì 24 febbraio 2009

E tutti vogliono più debiti

Ogni famiglia italiana di 4 persone ha più di centomila euro di debiti. Qualcuno dirà non è vero, io no, cos’è una media , una statistica? Sì è una media, ma il debito è reale ed anche chi non pensa di averlo ce l’ha e paga gli interessi. Perché il debito pubblico viaggia oltre i 1.600 miliardi e questo significa esattamente quello che ho scritto. Presentato come lo scrivono i giornali sembra che la cosa non ci riguardi, ma non è così. Il debito è reale, esiste e viene pagato dagli italiani, perlomeno da quelli che pagano le tasse direttamente, da tutti gli altri indirettamente, perché ne subiscono comunque le dannose conseguenze.

Eppure ci sono coloro che imperterriti continuano a protestare perché il deficit (cioè il nuovo debito) quest’anno è troppo poco. Certo parlano di “manovre”, di “stimoli”, perché se chiamassero le cose con il proprio nome sarebbe più difficile giustificarsi: prendi un cittadino qualunque, portalo da un notaio e digli: “ci sono dei problemi, per risolverli devi fare un debito, firma qui”. Beh chiunque direbbe, “aspetta un attimo! Sono già pieno di debiti, siamo sicuri che la soluzione sia fare altri debiti?”. E soprattutto: “cosa vuoi farci con i soldi?”
Perché se viengono bene investiti e rendono più dell’interesse dovuto, allora possiamo dire che indebitarsi è stata una buona idea, ma nel caso dei debiti fatti dallo Stato, quante volte ciò è accaduto? Peraltro spesso si tratta semplicemente di finanziare la spesa corrente e quando si tratta di investimenti sono di una natura tale che risulta molto difficile valutarne l’utilità.

Eppure queste manovre di cui si parla sono questo: debiti, cioè soldi spesi oggi, che dovranno essere ripagati con le tasse di domani, ciò significa che domani con le tasse si dovranno ripagare i servizi futuri più quelli di oggi, il che significa che in futuro avremo o più tasse o servizi peggiori. La prova è sotto gli occhi di tutti: oggi stiamo pagando le gestioni scriteriate del passato.

Ma i tifosi dei debiti hanno un argomento fortissimo che usano ultimamente: gli altri Stati stanno facendo deficit colossali per contrastare la crisi! E’ facile rispondere che possono farlo perché a differenza nostra, ne hanno fatti molto meno in passato e poi un’altra considerazione: ma questa immane quantità di titoli statali americani, tedeschi, giapponesi, inglesi, spagnoli, irlandesi e via dicendo, troveranno tutti dei risparmiatori disponibili a prestare i propri soldi? E siamo sicuri che tutta questa massa di risparmio non andrà persa?

Ai politici non costa nulla aumentare il deficit, tanto paghiamo noi, loro fanno bella figura, spendendo i soldi degli altri, cioè i nostri; fanno bella figura anche i sindacati a chiedere più debito, tanto mica glielo vanno a dire ai lavoratori che poi lo pagano loro; Confindustria ci fa una figura meno bella, ma per lo meno lo fa sperando di guadagnarci qualcosa e non solo per l’immagine, cosa alla quale peraltro non tiene molto, comunque meno delle categorie precedenti.

Esiste la Comunità, la Nazione, la Patria, invece lo Stato non esiste viene creato e come tutte le cose create può essere usato a fin di bene o per pessimi scopi. In particolare può essere utile a molti oppure utile a pochi a danno di molti.
Si parla di fallimento del “mercato”, del “capitalismo”, del “liberismo”, ma chi lo dice ha interesse a spingere questa propaganda martellante, invece se guardiamo ai fatti reali vediamo che mai nella storia lo Stato è intervenuto in ogni aspetto della vita come oggi. Questo non fa altro che accrescere il potere della casta, rimodellando la società in un nuovo feudalesimo, con i vassalli, i valvassori, i valvassini e le povere pedine. Ricordatevi che un uomo che si mantiene con il proprio lavoro è un uomo libero. Il sistema cerca invece di renderci sempre più dipendenti da aiuti, sussidi, ridistribuzioni e soprattutto debiti. Tutto questo rende l’uomo meno libero e accresce il controllo di chi detiene il potere.
L’incessante propaganda ripete che lo Stato serve ad aiutare i più deboli, nobile scopo, ma è una propaganda falsa. Quanto delle centinaia di miliardi di euro che versiamo va ad aiutare i bisognosi? Se arriva qualcosa è meno di un millesimo, il resto serve a mantenere un sistema di potere sostanzialmente svincolato dalla volontà dei cittadini.

Parlano di manovre, di salvataggi, di solidarietà, di sociale, ma sono cortine fumogene che servono a creare una realtà virtuale, una realtà che è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità: lavoriamo 6 mesi all’anno per il Sistema: molto di più di quanto facevano i servi della gleba.

sabato 7 febbraio 2009

Eva, Pandora e le donne portatrici di guai

Mi hanno sempre incuriosito le analogie tra la storia biblica di Eva e quella mitologica di Pandora. Due culture diverse raccontano due storie simili, nelle quali la femmina è l’elemento che distrugge l’armonia del mondo.
Passi il fatto che la storia l’hanno scritta i maschi, però i turbamenti che inducono le donne nel mondo maschile sono anche piacevoli, danno vitalità alla paciosa semplicità dell’universo virile, quindi mi sembra interessante indagare i motivi di questa visione della pericolosità femminile.

La storia di Adamo ed Eva è una metafora straordinaria del distacco dell’Uomo dalla Natura, della sua presa di coscienza. In modo inconsapevole gli Antichi hanno descritto bene il passaggio evolutivo per cui l’uomo, immerso totalmente nella sua dimensione animale, come gli animali appunto vive, nutrendosi, senza porsi domande, senza che le proprie azioni siano sottoposte ad un giudizio morale, è eterno perché non sa che esiste la morte; poi prende coscienza della propria esistenza, della propria nudità, prende coscienza del fatto che le sue azioni non sono ineluttabili ma espressioni di una volontà. L’uomo può scegliere, l’uomo ora conosce la propria diversità, conosce il dolore, conosce la vita e la morte. Desidera tornare a quell’Eden dove, come per gli uomini di Ulisse tra mangiatori di Loto, non esiste il tempo, ma non vi può tornare. Una volta passato il confine indietro non si torna, ci si può solo addentrare sempre più in profondità nel mistero della propria esistenza.

Tutto questo però è merito e colpa della donna, è lei a spingere l’uomo. Qui forse sta la prima chiave per risolvere il problema. Le azioni degli uomini sono spesso guidate dalle donne, perlomeno le donne sono l’obiettivo finale. I soldi, il potere, il prestigio: tutte cose ammalianti in se stesse, ma spesso e volentieri associate all’idea che si tratta di mezzi attraverso i quali giungere al fine ultimo, cioè avere tante femmine disponibili.
Tuttavia i racconti mitologici affondano nella preistoria, i soldi non erano stati ancora inventati, il potere era più consensuale ed allora forse tutto dipende dal fatto che l’uomo, quando si innamora, perde la testa, diventa diverso, fa cose che non farebbe mai in uno stato normale. A questo tassello dobbiamo aggiungere una considerazione importante: nelle società primitive il tasso di omicidi è sempre stato molto più alto che nelle società civilizzate; immagino quindi come spesso e volentieri il possesso di qualche donna fosse la scintilla per esplosioni di violenza che, seguite da prevedibili vendette, finivano per provocare veri e propri scontri di intere tribù. Anche di questo in effetti i racconti mitici abbondano: pensiamo al rapimento di Elena o a quello delle Sabine.

Questa fenomenologia deve avere indotto delle riflessioni un pochino misogine agli antichi pensatori, anche perché la femmina, un essere più debole fisicamente del maschio e dipendente da quest’ultimo per la propria difesa, dovrà essere sembrata dotata di qualche arte magica, in grado di infatuare, ammaliare o semplicemente sedurre il proprio compagno e potersene così servire.

Quello che ho citato è solo metà del mistero inerente l’essere femminile. Perché a turbare definitivamente il maschio, ed in particolare quegli uomini che per primi si posero delle domande, c’è tutta la sfera della maternità.
Se ci pensiamo un attimo la scena di un corpo che esce da un altro corpo è veramente potente, una vita che non c’era viene alla luce. Se non è un miracolo questo…. Cioè la donna è letteralmente un vaso di Pandora, perché ogni donna racchiude una nuova esistenza, per sua natura portatrice di gioie e dolori.

La duplice natura della donna: oggetto di desiderio e madre, complica maledettamente le cose per gli uomini, perché la propria madre è la prima donna con cui si ha a che fare ed è anche l’ultima che non vuole niente in cambio!
Spero mi si passi la battuta, ma c’era necessità di alleggerire un po’ il tono che si stava facendo troppo serioso.

Per quanto mi riguarda sono scevro da ogni misoginia, qualche volta sono giudicato maschilista, ma unicamente per il mio modo di scherzare, non credo certo che le donne portino solo danni al prossimo, sostanzialmente penso che l’unica cosa che rende il mondo femminile alieno da quello maschile sia la difficoltà di comprenderlo, mi sembra in effetti che sia un mondo complicato da capire, perlomeno lo è per me. Mi risulta difficile capire quello che le donne pensano, ho spesso la sensazione che dicano una cosa intendendone un’altra, che ricerchino in continuazione dei meta motivi ai comportamenti altrui, credo ma non so… appunto!

Ma anche gli antichi assieme alla diffidenza sapevano discernere il bene e su alcune donne così si esprimevano:



“L’uomo che l’ottiene è fortunato, solo su di lei non si posa biasimo.
Fa prosperare la sua proprietà, l’accudisce ed invecchia con un uomo che l’ama e che lei ama, madre di una bella famiglia. E si distingue fra tutte le donne, circonfusa di un fascino divino. Non le piace di stare con le amiche
se l’argomento dei discorsi è il sesso. Donne come lei sono le migliori che Zeus ha concesso agli uomini.”